A metà degli anni 90 la mia camera era tutto il mio mondo ed era lì che ogni cimelio veniva immancabilmente conservato:
foto, cartoline e biglietti dei concerti appesi in bacheca, poster di Cioè su tutte le pareti, le Smemo al limite della capienza, tantissimi libri e l’immancabile cassettina nello stereo pronta a registrare le mie canzoni preferite.
Gli oggetti si accumulavano giorni dopo giorno e tutto era legato a un ricordo che a volte però da felice si tramutava in da dimenticare.
Non sono mai stata una che prende ciò che le accade con leggerezza e così, senza accorgemene, mi sono ritrovata, in piena crisi adolescenziale, circondata da troppi oggetti che mi facevano sentire in trappola.
Un giorno però, mentre pulivo la mia camera e rimettevo gli oggetti sulle mensole, mi sono focalizzata su quelli che in quel momento mi facevano sorridere e mi sono data il permesso di eliminare quelli che invece mi facevano stare male o, semplicemente, non mi piacevano più.
La sensazione che ho provato è stata di libertà! Mi ero tolta dalla vista quella cosa che mi faceva storcere il naso.
In fin dei conti, se non la volevo più, perchè doveva stare in camera mia?
Oggi quella piacevole sensazione di libertà e di sentirmi protagonista in casa mia è ancora viva.
E’ quella spinta che mi fa scegliere ogni giorno cosa tenere e cosa no, lasciando sempre uno spazio per il nuovo in arrivo.
Questa voglia di riconoscermi ogni giorno in casa mia la considero una delle più belle forme di amor proprio.
Di questa indole ne ho fatto una professione e, grazie anche a chi ha saputo riconoscere la mia attitudine all’organizzazione funzionale, sono in grado di aiutare chiunque lo desideri a sentirsi accolto… in casa propria!