Lo lascio in eredità

Lo lascio in eredità

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A casa di A. è tempo di trasloco. Dieci anni di vita tra quelle mura in aggiunta al contorno sono difficili da lasciare: il bar sotto casa che sa come viziarla e le chiacchiere con i vicini ogni volta che scende le scale. Insomma quei rituali quotidiani e quel tessuto sociale che sapeva benissimo le sarebbero mancati.

Il motivo del trasloco però è un’ottima notizia: finalmente ha acquistato una casa tutta sua! Ma dietro la gioia del nuovo inizio si nasconde la fatica del cambiamento.
“Ho paura che sia più di quello che possa gestire da sola” mi ha detto al telefono.
Ci vediamo per il sopralluogo, pianifichiamo il lavoro e partiamo!

L’unica certezza è lui: il suo Dolce Forno. Farà da ponte tra passato e futuro nella sua cucina, detto da lei che ha sempre le mani in pasta e che della passione per la cucina ne ha fatto un lavoro!

Quando arrivo la porta è spalancata, gli scatoloni mezzi pieni qua e là e quelli già chiusi ed etichettati sono già sul pianerottolo.
A. mi viene incontro e con voce strozzata dice “Sarà una lunga giornata…”
Sì, le rispondo, ma di sicuro finirà bene!
Mi ha colpito fin da subito il modo in cui parlava di “lasciare in eredità”, come se quella casa, pur non essendo più sua, dovesse continuare a vivere attraverso gli oggetti che ci restavano.
Pensava che avrebbe sentito più tristezza ma si stava solo alleggerendo, mentre capiva di cosa poteva fare a meno. Quella consapevolezza sembrava darle una nuova energia. E gli indizi erano già per casa..

Le stanze dei ragazzi sono state la sfida più grande, non tanto per l’aspetto pratico quanto per il valore emotivo. Il più grande voleva lasciare quasi tutto mentre il più piccolo era combattuto tra libri e giochi che di fatto non usava più. Poi però gli sono venuti in mente amici e cugini più piccoli che avrebbero apprezzato i suoi regali e ha inziato a lasciare andare.
Per i ragazzi il trasloco si rivela essere un’ottima lezione. Non solo hanno avuto occasione di riflettere su cosa voglia dire crescere e cambiare ma hanno anche imparato a donare consapevolmente, insieme alla mamma a fare da esempio.

Man mano che il trasloco prosegue, A. è sempre più convinta e grintosa. Quella titubanza iniziale si è trasformata in determinazione.
“Non vedo l’ora di arredare la mia camera e so già come la voglio!”
Il decluttering del suo guardaroba ha aggiunto valore al suo armadio e tanta voglia di rispecchiarsi ogni volta che lo avrebbe aperto.

Quando finalmente abbiamo finito di svuotare l’appartamento, ci siamo fermate a giocare in salotto con Billy, il suo cane scodinzolante, che ammirava meravigliato tutto quello spazio libero intorno.
“È stato un bel viaggio, non posso negarlo, ma è ora di andare avanti.”
Non c’era tristezza nelle parole di A. ma solo una dolce nostalgia, mista a un eccitante senso di aspettativa per ciò che arriverà.
Casa nuova stiamo arrivandooo!

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